Territory: new scenarios for multiple futures
A journey between the present and possible futures of ARA – Percorsi creativi rurali.
The report of Nefula Bit workshop, 14/15 July 2016. Italian and English article.
A metà del mese di luglio Nefula era a Rovigo per prendere parte al progetto Ara – Percorsi creativi rurali, promosso dall’associazione Tumbo e vincitore del bando Culturalmente 2016.
Unendo attività sportive, culturali ed artistiche, ARA è un progetto che lavora a livello locale sul territorio di Rovigo.

“ARA intende pensare, e proporre ai rodigini, un nuovo modo di conoscere e vivere il territorio della campagna polesana, così fortemente legato all’identità della nostra provincia eppure così slegato dalle attività quotidiane che riguardano gli abitanti del centro.”
La sera del 13 Luglio io e Mirko Balducci abbiamo preso il nostro treno verso nord, pronti per la due giorni di workshop Territorio: nuovi scenari per molteplici futuri. L’entusiasmo e la curiosità erano alti, poiché saremmo intervenuti nella primissima fase del progetto. Lo scopo? Guidare i partecipanti alla scoperta di nuovi scenari e futuri possibili per il territorio, attraverso la metodologia del Near Future Design.
Da totali estranei alle dinamiche locali (e anche con qualche lacuna geografica) io e Mirko sapevamo che il nostro contributo avrebbe avuto soprattutto un valore metodologico: i contenuti dovevano arrivare dai partecipanti stessi. E così è stato.
In due giorni abbiamo raccolto testimonianze, curiosità, opinioni sul territorio del polesine.
Abbiamo conosciuto persone interessantissime e appassionate, ma soprattutto abbiamo raggiunto il nostro obiettivo: osservare l’ecosistema relazionale che si sta formando attorno al progetto ARA, per capire in che modo esso avrebbe potuto mutare nel immediato futuro, cambiando morfologia per venire incontro a desideri ed aspettative comuni.
Giorno 1: Osservazione dello Strange Now
Il primo giorno di workshop si è aperto con un esercizio etnografico, attraverso il quale iniziare a conoscere le caratteristiche e le relazioni della comunità locale.
Tutti i partecipanti si sono presentati uno ad uno, esplicitando perché erano interessati al progetto e che ruolo ricoprivano in esso. È apparsa subito chiara l’eterogeneità delle persone coinvolte: dallo staff dell’associazione Tumbo, alla CorriXRovigo, a rappresentanti di aziende agricole e orti didattici, a persone interessate al tema da un punto di vista artistico o intellettuale.
Il secondo passo è stato quello di mappare le relazioni esistenti tra i presenti, andando a definire il loro ecosistema relazionale.
Questo passaggio è stato utile per capire alcune dinamiche di rete, come ad esempio lo scambio di informazioni tra due nodi, le mancate connessioni, i ruoli particolari che alcune persone assumono all’interno del network. Abbiamo rintracciato gli hub e i bridge, riflettendo sulle modalità in cui essi siano un valore, o un rischio, per l’intera comunità.
Dall’osservazione della mappa sono emerse due grandi criticità.
La prima riguardava l’effettiva difficoltà riscontrata nel generare una mappa che tenesse conto dei molti parametri che caratterizzano una connessione relazionale (durata nel tempo, intensità, tipologia di relazione, qualità …). Questa criticità è ovviamente dovuta all’impossibilità di raggiungere un grado di approfondimento ulteriore durante il nostro workshop, visti tempi e strumenti a disposizione. Per chi volesse approfondire questo tema, consigliamo di dare un’occhiata al syllabus in coda all’articolo, in cui abbiamo segnalato alcuni dei metodi esistenti per studiare gli ecosistemi relazionali, anche a grande livello di complessità e definizione.
La seconda riguardava invece i grandi assenti nell’ecosistema descritto. Per i partecipanti è stato immediatamente evidente che molti di quelli che ritenevano nodi centrali della rete relazionale osservata non erano inclusi nella nostra mappa. Si trattava soprattutto di istituzioni, associazioni di categoria, enti che lavorano sul territorio.
Abbiamo incluso questi soggetti al lato della mappa, ed il risultato ottenuto rappresentava l’ecosistema relazionale della nostra comunità di riferimento (a grado 1 di complessità).
Abbiamo considerato questa condizione la nostra Consensual Reality, ovvero la realtà consensuale, ciò che viene considerato “normale” dalla comunità di riferimento.
La giornata è terminata con la ricerca dei Curious Rituals e la definizione dello State of Arts and Technologies. Questi rappresentano gli ultimi due passaggi della fase di ricerca del Near Future Design, con cui si definisce lo Strange Now, lo “strano adesso”.
Ci siamo salutati in questo modo, chiudendo la giornata osservando la mappa dell’attuale, che unisce il consensuale e il curioso, la normalità e la bizzarria.
Giorno 2: Esplorazione dei futuri possibili
Il secondo giorno siamo passati alla fase d’esplorazione e visione dei futuri possibili. I partecipanti si sono divisi in due gruppi, ed è stato chiesto loro di immaginare nuove possibilità per l’ecosistema relazionale che avevamo individuato il giorno precedente.
Cosa sarebbe accaduto andando a inserire uno dei soggetti assenti all’interno dell’ecosistema? Come si sarebbe riconfigurata la mappa se alcuni soggetti avessero modificato il proprio ruolo? Quali nuovi e inaspettati attori era possibile immaginare potessero prendere parte a questo ecosistema?
Trattandosi di un workshop molto breve, la cosa più interessante che potevamo lasciare ai partecipanti erano delle buone domande
Motivo di riflessione e di dibattito sono state soprattutto gli attori assenti sulla mappa. Per alcuni è sembrata una cosa scontata, per altri inevitabile, altri erano delusi o sfiduciati, domandandosi come un progetto culturale potesse veramente prendere piede e svilupparsi senza un aiuto economico da parte di associazioni di categoria, fondazioni o enti.
Si possono fare progetti di questo tipo senza sovvenzioni dall’alto? Quanto è auspicabile che il “supereroe” di turno ponga il suo aiuto, quanto questo processo è sano e auspicabile?
Con questo esercizio si sono cominciate ad evidenziare possibili alternative, scenari diversi ed inaspettati.
Infine ad ogni gruppo è stato chiesto di immaginare uno scenario, un New Normal per la comunità, che comprendesse anche un solo aspetto
Di seguito illustriamo gli scenari emersi:


Scenario 1 – Breakane
(dall’inglese to break: rompere, e dal veneto brecane: sterpaglie, luoghi non vissuti, lasciati in disuso, ortiche.)
Questo scenario vede come protagonisti gli adolescenti, attivi in un processo di autoproduzione per la costruzione di uno skatepark nella campagna di Rovigo. Lo skatepark rappresenta un luogo di aggregazione per diverse realtà giovanili legate a fenomeni come il parkour, lo skating, lo skateboarding, il karate acrobatico e l’arrampicata, già presenti sul territorio.
Questa operazione coinvolge diverse associazioni attive nel rodigino, operanti in diversi settori come le attività sportive, il teatro, la scoperta del territorio, il making e l’autoproduzione.
La realizzazione dello skatepark rappresenta un momento di incontro tra queste realtà, oltre che un momento di autoproduzione e riappropriazione dello spazio. Breakane suggerisce diverse evoluzioni nel vivere il territorio, suggerendo prima di tutto uno spostamento autonomo degli adolescenti dall’ambiente urbano all’ambiente rurale, e di conseguenza una nuova modalità di vivere la campagna. Questo andrebbe a modificare alcune consuetudini sull’utilizzo e la fruizione dello spazio rurale.
Riteniamo questo scenario peculiare fondamentalmente per due motivi:
Il primo è quello di avere origine dall’inclusione di una variabile totalmente assente nell’ecosistema relazionale di partenza. Inserendo la comunità degli adolescenti all’interno della mappa relazionale di Ara – Percorsi creativa rurali, i meccanismi comunitari esistenti vengono stravolti, pur mantenendo lo stesso scopo: la riappropriazione degli spazi della campagna a livello locale.
Il secondo è quello di includere alcuni tratti fondamentali che caratterizzano lo “Strange Now” sul tema della formazione per l’infanzia e l’adolescenza. In questo settore sta emergendo sempre più chiaramente l’esigenza del contatto con la natura, la cui mancanza è stata talvolta indicata come causa per patologie sempre più comuni nei ragazzi, come la sindrome da deficit di attenzione. In secondo luogo, sta emergendo come un rituale curioso la creazione di spazi urbani liberi dalla supervisione e dal controllo degli adulti, ambienti autogestiti in cui c’è spazio per l’autoapprendimento e la trasgressione. Questo scenario coglie appieno questi due tratti, intrecciandoli con le realtà attive sul territorio.


Scenario 2 – Aia 51
Questo scenario ha inizio con una riflessione sull’urbanistica del territorio, su cui è riscontrata l’esistenza di alcune strade bianche che se recuperate rappresenterebbero un incredibile valore per molte realtà locali, a beneficio anche del turismo e della popolazione in generale.
Il mancato interesse delle istituzioni per queste aree, e la difficoltà nel coinvolgerle in un dialogo su questo argomento, è visto come occasione per l’appropriazione spontanea degli spazi.
Da qui trae ispirazione lo scenario Aia 51 che unisce diverse realtà esistenti sul territorio (associazioni ufologiche, guardoni che popolano gli argini, comunità di corse clandesitine) nell’organizzazione del Festival dell’Ignoranza. Si tratta di una serie di eventi non autorizzati volti a creare scalpore ed ad animare queste aree con attività generalmente considerate sconvenevoli o bizzarre: momenti di osservazione comunitaria di fenomeni paranormali, corse clandestine sui trattori, libera possibilità di praticare o osservare pratiche sessuali di vario genere, distribuzione a prezzi modici del Clinto, un vino dalla forte gradazione alcolica oggi illegale.
Quest’ultimo è uno scenario che cerca tramite la provocazione un modo alternativo per includere le istituzioni nell’ecosistema relazionale attuale, e sfruttare un momento di conflitto per avviare un dialogo sulle possibilità non sfruttate del territorio.
Per quanto questo scenario risulti paradossale e assurdo, a ben vedere fa leva su elementi che già vengono praticati sul territorio, ponendoli però in un’ottica di riappropriazione degli spazi. Una precisa strategia per porre l’attenzione sulle assenze, più che sulle presenze. Il punto di forza di questo processo è quello di trovare una modalità che si basa sulla trasgressione ed il conflitto, per coinvolgere in maniera alternativa un soggetto assente, ed apparentemente disinteressato, all’interno dell’ecosistema relazionale esistente. Soprattutto si configura come modalità per far emergere dall’anonimato zone altrimenti lasciate a sé stesse, obbligando i soggetti assenti a spiegare il perché della loro assenza e a proporre modalità affinché certi comportamenti non si ripetano. Lo scenario quindi funziona come “esca” perché l’improvvisa attenzione mediatica possa essere sfruttata come palcoscenico in cui proporre soluzioni alternative, come nel caso del nostro scenario numero 1. Si è trattato inoltre di un buon esercizio dal quale apprendere che esistono molteplici futuri possibili oltre la nostra percezione calcificata di un futuro unico, che ci trova spesso nel ruolo di osservatori passivi.
Conclusione
Questo workshop è stato molto stimolante, per la prima volta ci siamo misurati con l’applicare il Near Future Design allo sviluppo di una comunità piuttosto che a un tema specifico. Piuttosto che indagare attraverso la lente del NFD un determinato tema, andando ad osservare il comportamento dei soggetti (comunità, individui, tribes) coinvolti, abbiamo lavorato su un progetto esistente.
Il Near Future Design si è applicato all’ecosistema relazionale, e all’osservazione delle tematiche e interessi coinvolti. Questo ci ha permesso di andare ad operare su un livello di concretezza molto alto, seppur ipotizzando degli scenari di Near Future Design molto molto near.
Siamo davvero lieti di aver partecipato a questo progetto, e vogliamo ringraziare Tumbo per averci coinvolti e accolti. Abbiamo conosciuto persone davvero interessanti e stimolanti, e speriamo che il nostro contributo possa essere uno stimolo per lo sviluppo del Near Future del progetto Ara – Percorsi Creativi Rurali.
Un ringraziamento speciale va a Sara e Laura di Tumbo, e a Corte Veneziana, splendida azienda agricola a conduzione familiare che ci ha ospitato durante il workshop.
Syllabus
Methodological sources:
Near Future Design
https://nefula.com/methodology/
Low Tech Social Network
http://gamestorming.com/games-for-opening/low-tech-social-network/
Iperconnessioni Rurali
http://www.ubiquitouscommons.org/ubiquirous-commons-on-shareable-a-p2p-revolution-in-rural-italy/
Network Science:
Albert-László Barabási
«Linked: The New Science of Networks/»
https://en.wikipedia.org/wiki/Linked:_The_New_Science_of_Networks/
Etnografia Digitale
http://www.etnografiadigitale.it/
Social network analysis:
Human Ecosystem
http://human-ecosystems.com/;
ARA Project:
Associazione Tumbo
http://www.tumbo.it/ara/;
https://www.facebook.com/tumbo.sport.rovigo/?fref=ts;
Flickr Workshop
https://www.flickr.com/photos/tumborovigo/sets/72157671052589352
English article
In mid-July Nefula was at Rovigo in order to take part in ARA project – Creative rural paths, promoted by Tumbo association and winner of Culturalmente 2016 contest.
Connecting sport, culture and Arts activities, ARA is a project that works locally in the Rovigo area.
«ARA means to think, and propose to Rovigo people, a new way of exploring and living the polesana countryside area, so strongly linked to our province identity but so unconnected from daily activities that involve people of the citycenter.»
In the evening of July 13th I and Mirko Balducci took the train to north, ready for 2 days workshop “Territories: new scenarios for multiple futures”. Enthusiasm and interest were high, because we intervened during the project first steps. What was the goal? To lead participants to discover new scenarios and possible futures for the area, through the Near Future Design methodology.
From being completely unrelated to local dynamics (and also with some geographic misunderstanding) I and Mirko knew that our intervention had a great value for methodology: contents should come from participants themselves. And so it was.
We collected prooves, interesting things, opinions about polesine territory.
We met very interesting and passionate people, but above all we reached our goal: to observe relational ecosystem that is growing up around ARA project, in order to understand the way it could change in the near future, changing its shape to meet common wishes and expectations.
Day 1: Strange now observation
The workshop began with an ethnographic exercise, which guided us to local community characteristics and relationships.
Every participants introduced themselves one by one, explaining their interest for the project and what was their role. We immediately figured out that involved people had different backgrounds: from Tumbo association staff, to CorriXRovigo, to agriculture companies and educational vegetable gardens proponents, to people that were interested to the topic by an artistic or intellectual point of view.
The second step was to map the existing relationships among participants, defining their relational ecosystem.
This step was useful in order to understand some relationship network dynamics, for example the information exchange between two cruxes, missing connections, particular roles that some people got in the network. We tracked hubs and bridges, thinking about ways in which they are values, or risk, for the whole community.
Observing the map two important levels of criticality emerged.
First one was about complexity to generate a map that involves many parameters that characterizes a relational connection (time, intensity, kind of relation, quality…). This criticality level comes from impossibility to reach more detailed study during the workshop cause we had no time and tools. Who wishes to get deeper on that topic, we suggest to check our syllabus that you can find below, in which we annotated existing methods to study relational ecosystems, also for high levels of complexity and definition.
The second one was about the important missing people of the described ecosystem. For participants it was immediately clear that many relational network “central” cruxes of their territory weren’t involved in the map. It was about institutions, category associations, realities that work for the territory.
We involved these subjects on a side of the map, and the result represented the relational ecosystem of our focused community (in a first level of complexity).
We described this condition as our Consensual Reality, that means what it is considered “normal” for the examined community.
Day ended searching for Curious Rituals and defining State of Arts and Technologies. These represent the last 2 steps of Near Future Design research phase, in which we define Strange Now.
Curious Rituals represent all behaviors, practices, activities, that are considered strange, weird, unusual, from involved community. We consider it “future seeds in the present”, because Curious Rituals often gradually become Consensual Reality.
The State of Arts and Technologies represent technical and technological development status, and it’s very important to define present and possible futures.
We said “bye bye” closing the work-day analysing the map of the present, that connects the common and curious, normality and peculiarity.
Day 2: Exploring possible futures
In the second day we moved to exploration and possible futures vision step. Participants divided into 2 groups, and we asked them to imagine new possibilities for relational ecosystem that we figured out the previous day.
What if one missing subject was put into the ecosystem? How could change the map if some subjects modified their role? What new and unexpected actors could get involved into the ecosystem?
Cause it’s a very short workshop, the most interesting things that we could give to participants were good questions.
Central discussion and reflection topic was the missing actors on the map above all. For someone it looked like an obvious thing, for someone else it was inevitable, someone else were disappointed or discouraged, asking how a cultural project could really become and grow up without economic help from category association, foundations and realities.
Is it possible to create this kind of project without subsidy from higher institutions? How much do we wish that “superhero” puts his help, how much this process is healthy and desirable?
With this exercise some possible alternatives became to be clearer, different and unexpected scenarios. Each group was asked to imagine a scenario, a New Normal for the community, that includes also just one point of view.
We describe emerged scenarios below:
First scenario – Breakane (to break + brecane: in veneto dialect it means underbrush, abandoned places, nettle.)
This scenario has teenagers as main actors, they are active in the self-production process to build a skatepark in Rovigo countryside. The skatepark represents a meeting point for many young realities which are connected to some interesting activities like parkour, skating, skateboarding, acrobatic karate and climbing, that already exist in the territory.
This operation involves different active associations in Rovigo area, that operate in many sectors like sport activities, theaters, exploration of the territory, making and self-production.
Building a skatepark represents a meeting moment among these realities, but also a self-production and area taking back moment. Breakane suggests different evolutions living the territory, suggesting to move teenagers from urban to rural environment independently, and after that a new way to live the countryside. This will modify some common rural area uses and fruitions.
We believe that this scenario is particular mainly for two reasons:
First one is that it comes from inclusion of a variable completely absent in the starting relational ecosystem. Including teenagers community into the relational Ara – Creative rural paths map, existing community dynamics radically change, keeping the same goal: to take back local countryside areas.
Second one is to include some fundamental characteristics that compose the “Strange Now” about kids and teenagers education topic. In this field the need to get in contact with nature is getting clearer, which lack could be the reason of disease for teenagers, one of these is the lack of focus. As a second level, it is emerging the creation of free urban areas as curious rituals from oversighting and monitoring of adults, self-managed environment in which there is space for self-learning and transgression. This scenario identifies these two characteristics, mixing them up with active local realities.
Scenario 2 – Aia 51
This scenario comes from a thought about local city planning, where were found out that some existing rural roads could be taken back and they could become an incredible value for many local realities, benifing turism and whole popolation.
Missing interest from institutions for these areas, and difficulty to involve them in a dialogue about this topic, it is seen as a spontaneous oppurtunity to get back these areas.
From that comes from Aia 51 scenario that links some existing local realities (UFO associations, voyeurs along the river, illegal races communities) in order to plan Ignorance Festival. It’s about a series of unauthorized events that aim to make noise and to animate these areas with those activities that are generally considered unpleasentries or curious: collective observation moments of paranormal events, illegal races with tractors, possibility to practice or observe curious sex practices, cheap markets of Clinto, a very alcoholic illegal wine.
Last scenario searches through provocation an alternative way to include institutions into the contemporary relational ecosystem, and to use a conflict moment to start a dialogue about not used possibilities of the area.
Also if this scenario looks paradoxical and absurd, it grows up from existing local practices, using them to take back the territory. A precise strategy to pay more attention to lacks than presences. The strength of this process is that it is a way based on transgression and conflict, to alternatively include an absent subject, and apparently uninterested, into the existing relational ecosystem. Above all it sets up a way to bring out from the obscurity some areas that could be abandoned, obligating absent subjects to explain why they aren’t included into the process and propose ways able to remove those dynamics. The scenario works as “lure” for medias in order to get a stage to use to propose alternative solutions, like the first scenario. It was a good exercise to understand that multiple possible futures exist and not only our common perception of single future, where we are inactive actors.
Conclusion
This workshop was very stimulating, for first time we compared with the application of Near Future Design to develop a community instead a specific topic. Instead studying through NFD lens a determined topic, observing involved subjects behavior (community, people, tribes), we worked to an existing project.
Near Future Design was applicated to a relational ecosystem, and to observe topics and involved interests. That allowed us to operate to a high concreteness level, also imagining very very near Near Future Scenarios.
We are very glad that we participated to this project, and we would thank Tumbo that gave us the possibility to get involved in the project. We met very interesting and stimulating people, and we hope that our work will be an input to Ara – Creative Rural Paths Near Future development.
Special thanks to Tumbo members Sara and Laura, to Corte Veneziana, amazing agriculture company that hosted us.